Quindi quali sono le parole che nutrono comunione?
Per me sono le parole piene, abitate e consapevoli. Non le parole gettate a caso, ma pensate, piene, ricche di me e di te. Parole che scaturiscono dal silenzio, dal fare spazio dentro di noi a parole inedite, quasi timide.
Timide perché rispettano lo spazio e il silenzio dell’altro/a; non parole timorose o poco coraggiose. Diciamo parole che non gridano.
Quando ascolto alcune suore raccontare la loro missione, capisco che le parole non le emettono dalla bocca, ma dal grembo, le partoriscono. Le suore spesso vivono a stretto contatto con le ferite delle persone e del cosmo.
Quindi la parola, spesso, viene da questo contatto con la carne viva. E quelle parole, per raccontare e comunicare, non arrivano dalla testa, ma dalla terra, e le tengono dentro finché non è il tempo giusto per condividerle.
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