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Il potere delle parole e la vita in comunità

Parole che generano vita e parole che la feriscono

Vivere insieme è difficile. Vivere insieme affinché ogni persona possa fiorire e, quindi, far fiorire anche la comunità, è complesso.

Abbiamo mai fatto esperienza nella nostra vita di parole ricevute che ci hanno ferito? Che ci hanno tolto il respiro e la terra sotto i piedi? Che ci hanno fatto sentire sbagliate/i e inadeguate/i?

Sono certa che facciamo esperienza anche di parole generative, che fanno sentire bene perché ci aprono (proprio al livello dello sterno e dei polmoni), ci fanno respirare e ci danno coraggio, ci animano (nel senso che nutrono l’anima, la parte più profonda di noi). Queste sono le parole che chiamo ‘morbide’, senza spigoli, ma non per questo meno efficaci e assertive; parole gentili, empatiche, che dicono compassione e che non mettono mai in pericolo la relazione o il vincolo umano.

È come se stessi in un negozio di cristalli e le parole fossero come frecce: se sono gentili, accarezzano gli oggetti e continuano il loro volo; se sono troppo forti, rompono in modo irreversibile ciò che mi circonda.

Con il mio lavoro mi trovo ad accompagnare diverse congregazioni nella gestione della comunicazione, da quella interpersonale a quella digitale e sociale: è un osservatorio prezioso che mi richiede un grande rispetto e svuotamento delle mie pre-comprensioni. Mi colpisce come, al di là di tutte le sfide oggettive che la vita consacrata affronta, tutto si riduca alla qualità delle relazioni umane. Desta in me sempre un grande stupore questa consapevolezza. Alla fine ciò che l’essere umano ha bisogno è di amare e essere amato.

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